La spiritualità della Famiglia si fonda su una frase di san Paolo: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
I voti - per chi, nella Famiglia, li professa - gli impegni - soprattutto quelli di unità e carità - vengono vissuti come continua esperienza pasquale, di morte e risurrezione, ovvero come esperienza di fede attraverso la quale Gesù Cristo ci unisce ed identifica a sé grazie all’azione dello Spirito Santo.
«La santità consiste in un vuoto che si scopre in noi stessi e si accetta, e che Dio ricolma di sé nella misura in cui noi ci si apre alla Sua pienezza». (La sapienza di un povero di Éloi Leclerc).
Il cammino spirituale che i membri della Famiglia, collegialmente, vivono procede quindi dalla consapevolezza sempre più chiara del loro “nulla” e della sovrabbondanza della grazia (amore gratuito e trasformante del Padre). Egli, libero di agire nel cuore che si apre e si svuota rendendosi disponibile, può trasformarlo a somiglianza di quello di suo Figlio grazie all’azione dello Spirito Santo. Finalmente i Tre possono prendervi dimora.
Tra le virtù che fondano la spiritualità della Famiglia vi è perciò, in primo luogo, l’umiltà che è verità. Essa permette, nella sincera verifica del proprio cuore, di guardare sempre e solo a Dio dimenticando tutto, dimenticando se stessi, persino il proprio peccato.
Dio non opera nel profondo di un’anima quasi fosse un “sé” isolato. Egli agisce nella Chiesa intera e nelle sue cellule. Ecco perciò che i FFCIM non cercano una santità personale bensì quella della Famiglia intera. Nella misura in cui – attraverso l’impegno di unità e morendo a se stessi – si fondono in “una cosa sola” danno forma a quella cellula del Corpo di Cristo che è la Famiglia.
Il motto «Propter gloriam Patris» ricordato all’inizio non vuole tanto impegnare i membri della Famiglia a fare tutto perché il Padre ne abbia gloria. È vero piuttosto il contrario: è perché il Padre ha manifestato se stesso e il Suo amore infinito nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo che i FFCIM, mossi dallo stesso Spirito, si sentono chiamati a lasciar trasparire nella loro vita tale evento di salvezza. (cf. Rm 3,18ss). Lo desiderano con riconoscenza e pertanto cercano non tanto di “fare”, di ottenere una salvezza già gratuitamente ricevuta grazie alla bontà infinita di Dio, quanto di “essere” – costituiti in unità come Famiglia – il riflesso operante nel mondo di tale Vita donata.