Io sono venuto perchè abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza » (Giovanni, X, 10).

 

LETTURA: SAN PAOLO: EPISTOLA AI COLOSSESI (Il, 6-10). « Come dunque riceveste Gesù Cristo il Signore, camminate in lui, radicati e edificati in lui e corroborati nella fede, come già imparaste, crescendo in essa con rendimenti di grazie. Badate che alcuno non vi seduca per mezzo della filosofia inutile e ingannatrice, secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poichè in lui abita tutta la pienezza della divinità corporalmente e voi siete ripieni in lui, che è capo di ogni principato e potestà ».

 

L'ESSENZA DELLA VITA RELIGIOSA

PRIMO PUNTO: L'« Ecce ancilla » di un religioso/a.

La mia vita ha valore in quanto la offro a Dio, sacrificandola nell'annientamento che favorisce il vivere e l'ampliarsi in me della divinità.

Vivo in quanto muoio. Se morissi meno a me stesso, la mia vita sarebbe più languida, più debole.

Meno mi lavoro, meno mi sacrifico, meno amo, meno muoio a me stesso (perchè vero amore è la rinuncia di se stessi) e meno vivo.

Spesso, purtroppo, la mia vita diventa insulsa, inutile, quasi simile a quella degli animali. Che differenza ci sarebbe tra me un animale se la mia vita non fosse immersa nello Spirito e non fosse arrichita dall´irradiazione della grazia?

Questa vita divina deve crescere, divampare in me a scapito di me stesso. L'annientamento che vado operando gradatamente nel mio « io », è il dono più bello e più gradito che possa fare al Signore.

Gesù ama troppo l'umanità per accontentarsi di quei trent'anni che ha vissuto in mezzo a noi. Per amore egli ha vinto i limiti del tempo. Io, al contrario, con la mia grettezza, con l'attaccamento ai miei giudizi, gli metto degli ostacoli...

...è una indolenza nel sapermi mortificare... una ricerca di nuove soddisfazioni... un vivere sempre più al di fuori di me stesso, quasi timoroso di quell'Ospite che chiede la mia adesione alla sua azione divina...

Gesù non vuole questi ostacolì, e cerca delle anime che non gli impongano confini e che lo lascino agire nella vastità della sua donazione.

« Signore fa' di me tutto quello che vuoi ».

« Lasciami agire in te ». Il Signore ha bisogno di me, vuol rivivere in me.

Vuole che io sia un altro Gesù. Niente di meno. Il Vangelo parla chiaro: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste » (Matteo, V, 48).

L'anima che comprende questa verità e la vuol vivere a costo di qualsiasi sacrificio, di qualsiasi annientamento, di qualsiasi donazione, ha capito veramente l'essenza della vita religiosa.

L'amore deve divampare, deve bruciare gli ostacoli, deve vincere ogni resistenza.

« Ebbene, fa', o Signore. Eccomi qua. « Ecce ancilla Domini... ».

Dio ha bisogno della sua creatura: ne ha avuto bisogno a Nazareth: prima redenzione; ne ha bisogno oggi, ora, come a Nazareth, per quella moltitudine di redenzioni richieste in tutto il mondo. Quante anime in pericolo di dannarsi!

Non recitiamo passivamente quell'« ecce ancilla », considerandolo come un avvenimento passato, contemplandolo come un quadro sbiadito... E' una verità viva, di oggi, di ora, viva momento per momento fino al mio ultimo respiro: « ecce ancilla Domini ».

Sono religioso, ho la mia parte nella redenzione, ho la mia « responsabilità » nella redenzione.

A Maria un angelo chiedeva a nome della divinità: ora, a me, è Dio stesso che chiede.

Là: « Verbum caro factum est ». Qui, oggi, la grazia ritorna nelle anime che - per i miei sacrifici e le mie preghiere - ottengono il dono della conversione. In un certo senso Dio « rinasce » in queste anime.

Comprendo la mia responsabilità?

« In che modo avverrà ciò? » (Luca, 1, 34).

« Che cosa vuoi da me, perchè io non me ne stia passivo, insulso, concentrato in quei lavoretti inutili come lo sono stata sinora? »

« ... et Verbum caro factum est ». « Lascia che Io viva in te, che Io agisca in te ».

Si opera, così, la trasformazione.

Più facilmente ora comprendo quello che deve essere lo spirito di una religioso.

Maria viveva e vive tuttora perduta in Dio, avvolta, annientata in Dio, inebriata di Dio. Non ci sono parole umane sufficienti a spiegare questi stati d'animo. Ed è comprensibile il culto che la Chiesa dona alla Madonna: iperdulia. Culto che passa attraverso Maria come un canale e va diritto al Signore.

Contemplo l'unione di Maria col suo Dio nel tempio, a Nazareth, per le vie di Galilea, sul Calvario. Unione che frutta la sua missione di corredentrice a nostro favore.

Si dovrebbe dire che, con la sua azione, la Madonna è molto più in terra che in Cielo; pur restando in Cielo, lavora in mezzo a noi, anche se noi non lo notiamo come dovremmo.

Unione di Maria alla divinità, unione della religiosa alla divinità.

Chiediamo al Signore di capire il valore di questa unione.

 

SECONDO PUNTO: Evoluzione che si opera nell'anima unita a Dio.

Per l'anima che comprende la sublimità della vita d'unione con Dio, avviene una evoluzione. Essa considera il suo « io » come il peggiore nemico. Lo vede nei suoi intrighi, nelle sue falsità, nell'attacco ai suoi comodi, nei suoi raggiri, quasi un cancro, un tumore che assorbe la parte vitale dell'organismo. Se l'uomo non se ne libera con un doloroso ma necessario intervento chirurgico, ne muore.

Voglio vincere questo « io » e farlo morire, prima che egli giunga a far morire me.

Il mio « io » non è solo mio nemico, ma, come tale, è anche nemico di Dio. Altro Lucifero osa innalzarsi di fronte al Signore per essere adorato in sua vece. Nella mia vita pratica, quotidiana, non ho qualche volta commesso questo sacrilegio, questo culto di latria al mio « io »?

Cacciamo questo nemico da noi, consideriamone tutti gli aspetti attraverso una paziente analisi dei nostri pensieri, dei nostri gusti, delle nostre tendenze. Cerchiamo l'« io » e scoviamolo come cercheremmo una vipera che ci dicessero essere nascosta nella nostra casa. La vipera c'è: non lasciamoci illudere.

Vinto il proprio « io » - è un lavoro lungo l'anima diventa mano mano possessione di Gesù. Egli l'invade, la trasforma.

Il religioso continua la sua giornata, le medesime occupazioni, le stesse preghiere, i soliti rapporti col prossimo, il medesimo orario: nulla è mutato esteriormente, ma nell'anima quale cambiamento! Esso non prega più: è Gesù che prega in lui.

Al Redentore non sono bastati quei pochi anni di vita mortale: vuol continuare la sua preghiera al Padre con le labbra e col cuore del suo religioso. L´anima non prega soltanto in quelle ore fissate dalla Regola, ma tutta la sua vita - giacche è la vita di Gesù in lui - è una preghiera.

Il suo cammino è una lode al Signore, il suo cibarsi, il suo lavoro, tutto diventa motivo di gloria a Dio. « Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate altra cosa, tutto fate a gloria di Dio » (P ai Corinti, X, 31).

Il Salvatore è vissuto per la gloria del Padre. L´anima, nella quale vive Gesù, è una gloria per il Padre, giacchè essa non vive che per dare lode a Dio.

Ama il Signore, ma non come lo amava una volta, con un amore meschino, pieno di grettezze,di egoismi, di ritorni su se stesso, di donazioni e di riprese, ma lo ama col Cuore di Gesù.

Quindi non ama che Dio: non s'interessa che di lui, non si attacca più a niente nè di spirituale, nè di materiale. Vede solo Dio come sua unica vita, suo unico bene. Non ha più scopi particolari perchè il suo unico fine è la gloria del Padre: ogni opera di zelo, ogni interesse del cuore, tutto è per lui.

Il religioso si intrattiene col Padre perchè è Gesù in lui che vi si intrattiene, e gli parla semplicemente e di tutto. Lo sente vicino, nel cuore, si sente invaso da Dio.

E anche se non sentisse nulla, che gli importa? La fede la conferma nella sua certezza e l´anima va avanti coraggiosamente, sapendo che il Signore non l'abbandona mai.

Tutto quello che si svolge attorno a lei le parla di Dio: il creato è una rifrazione della sua bellezza e della sua potenza. Le creature le ricordano la volontà divina: nelle loro virtù essa scorge un riflesso dei meravigliosi attributi della Divinità, nei loro lati oscuri - che non le possono sfuggire vede fin dove giunge la Misericordia e in ogni circostanza trova modo di glorificare il Signore sfruttando il buono e il cattivo, il bello e il brutto per dar gloria a lui.

Dio le basta. Tutto il resto scompare. In lui trova tutto e l'amore di Dio la rende indifferente a quanto non è lui. Gode della vita perchè le dà motivo di dar prova di amore al Signore.

I momenti di pace la stringono al suo Gesù, i momenti di dolore le ricordano la sua croce. Ama la sofferenza perchè è la miglior prova di amore al Signore. Studia tutti i mezzi per annientare se stessa affinchè egli rifulga e agisca « solo » in lei.

Il vero amore è la completa donazione di sè. Non ci si abbandona mai abbastanza all'amore di Dio.

Il vero religioso studia una cosa sola: tutti i mezzi e le occasioni che gli si possono presentare per abbandonarsi sempre più al suo Gesù, affinchè egli faccia di lui tutto quello che vuole.

PREGHIERA. - O Dio, tu rivolgendoti a noi, ci darai la vita e il tuo popolo si rallegrerà in te. Mostraci, o Signore, la tua misericordia e concedine la tua salvezza. (Sl 84, 7-8).

PROPOSITO. - Sfrutterò tutti i mezzi per dimostrare a Dio - con la mia adesione ai suoi voleri - il mio amore.